I Sensi… In che senso?
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12/12/2022Due sensi straordinari: Propriocezione e Interocezione
Come operatrice del corpo e ricercatrice alchemica voglio fare qualche riflessione su due sensi sconosciuti alla maggior parte delle persone, ma importantissimi: propriocezione e interocezione. Sicuramente di questi due termini si era alla ricerca per attribuire un nome alle percezioni che questi sensi determinano e che tutti, chi più, chi meno abbiamo provato.
Cos’è la propriocezione
È la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista. Essa è resa possibile dalla presenza di specifici recettori, detti propriocettivi o cinestetici. Tali recettori sensibili alle variazioni delle posture del corpo e costituiti da terminazioni nervose inviano impulsi che, attraverso il midollo spinale, giungono fino a specifiche aree cerebrali deputate all’elaborazione delle informazioni riguardanti posizione e movimento.
Perciò si può parlare di propriocezione come del senso attivato dalle informazioni che i ricettori cinestesici specifici di legamenti, articolazioni, muscoli e della fascia elaborano in un reciproco scambio esterno/interno. Ciò permette di essere consapevoli del corpo e di come esso si muove nello spazio.
Infatti quando siamo molto contratti e limitati nei movimenti, quando proviamo dolore, quando assumiamo per molto tempo posizioni scomode, allora non riusciamo più ad usare in tutte le sue funzioni il nostro corpo e di conseguenza perdiamo anche il senso dello spazio attorno a noi.
Traduciamolo in un esempio. Chi ha il collo bloccato e non riesce a girare la testa lateralmente, limiterà di conseguenza il suo campo visivo, così facendo anche la sua porzione di mondo visibile e perciò praticabile, diventerà più piccola.
Un secondo esempio è l’insieme di sensazioni che si provano quando ci si siede con la gamba piegata sotto il sedere. I segnali che il corpo ci invia sono molteplici, dapprima l’arto si irrigidisce, poi comincia a pulsare leggermente, quindi “si addormenta”, se siamo ancora ignari o se non vogliamo dar retta a queste sensazioni allora il corpo inizia a dare una sensazione di fastidio continuativo, fino a inviare fitte acute per richiamare l’attenzione col dolore.
Qualsiasi limitazione delle funzioni corporali ha un riflesso non solo sulla percezione dello spazio circostante e sulla motilità del corpo, ma anche sul tono dell’umore.
Infatti semplificando molto il concetto si potrebbe affermare che la perdita di potenziale espressivo del corpo si traduce in perdita di buon umore. Perciò allenarsi a riconoscere e sperimentare la propriocezione diventa uno strumento importante per vivere meglio.
Dato che la conoscenza, o meglio il processo che porta alla conoscenza dà piacere, ed i sensi rappresentano anche il mezzo attraverso cui ce ne accorgiamo, occorre allenarsi a stare nelle sensazioni.
Vista, tatto, olfatto, udito, gusto, propriocezione, ci permettono di interagire con l’ambiente esterno, sono i sensi di cui siamo consapevoli e sui quali possiamo agire in modo diretto, assieme alla propriocezione.
Come procedere con la propriocezione
Imparare a stare in contatto con loro ci permette di mappare il nostro corpo e di scoprire come esso si relaziona con l’ambiente. Come si può procedere? Con l’osservazione.
Ecco i tre motivi per cui entrare in contatto con le emozioni è vantaggioso:
- la pratica dell’osservazione è un esercizio di centratura
- la ricerca stessa è fonte di piacere
- i frutti di questa pratica offrono la possibilità di conoscersi meglio
Occorrono degli strumenti particolari? NO.
Si può essere guidati all’ascolto per rodarsi e per far diventare questo modo di conoscersi una sana abitudine. Tutto ciò che potrebbe anche soppiantare qualche comportamento meno utile ed antiecologico che ci tiriamo dietro da anni, come l’ascolto del nostro chiacchiericcio mentale.
Come si può familiarizzare con la propriocezione
Esistono una serie di esercizi da poter praticare comodamente a casa. Nella classa di “Movimento in libertà” propongo una serie di esercizi di propriocezione, di ascolto di sé, e qualche basilare tecnica di auto-massaggio per riconoscere e lavorare sui nostri confini corporei, sul dialogo tra corpo e spazio esterno, sulle percezioni derivanti dai sensi. In percorsi individuali costruisco il tuo spazio immersivo nelle sensazioni.
Cos’è l’interocezione
Il dolore provocato da un taglio, un brivido di freddo, una contrattura, un rumore fastidioso, un profumino invitante lo riconosciamo e siamo consapevoli della profonda relazione di scambio che comporta con l’esterno. E le sensazioni interne come rabbia, dolore, bisogni, motivazioni, desideri, il fluire del respiro? La percezione di essere se stessi e nessun altro? La sensazione della soggettività? Esiste e sicuramente la proviamo.
In questo caso si parla di interocezione, ossia di quando ci addentriamo nell’ascolto all’interno di noi. Il filtro che permette di accorgerci di propriocezione ed interocezione sono le sensazioni corporee in entrambi i casi.
Ecco un esempio per comprendere la differenza:
Sento un brivido. Che cosa sarà?
- freddo perché è rinfrescato —-> propriocezione
- imbarazzo perché durante una cena ho urtato il bicchiere e si è rovesciato del vino rosso sul tavolo —-> interocezione
Grazie all’interocezione siamo in un presente emozionale soggettivo.
E ciò è possibile solo grazie all’esperienza di avere un corpo. Non il corpo inteso nell’accezione tanto di moda del “body care”, non il corpo delle prestazioni da gara, non il corpo bello da vedere e che si può violare e deturpare in nome di canoni estetici imposti da fuori. L’altra accezione della parola corpo, l’insieme delle cellule che lo compongono e le loro interazioni.
Perché l’interocezione ci permette di cogliere il presente emozionale
Perché la corporeità ci aiuta a definirci, ci fa accorgere di ciò che siamo, è la nostra identità biologica, e diventa il significato più semplice ed immediato che possiamo attribuire alla parola sé.
La consapevolezza del sé, del proprio corpo, è possibile grazie allo scambio, all’interazione tra gli strati corporei, le sensazioni interne e la valutazione cognitiva che il nostro cervello fa di queste informazioni.
Questo è il motivo principale per cui metto il corpo in una posizione di centralità. Il suo continuo manifestare come su una lavagna le informazioni dei 5 sensi, della propriocezione, dell’enterocezione lo rendono un prezioso alleato del quale essere curiosisissimi e rispettosissimi.
Lo scienziato americano Bud Craig ci informa che lo stato interno del corpo e la consapevolezza del sé hanno sede nell’insula che ha il compito di integrare le sensazioni che provengono dall’interno con quelle che provengono dall’estreno. Ciò ci permette di avere la consapevolezza corporea che è la misura con cui definiamo la nostra esperienza del mondo.
Infatti chi è consapevole del proprio corpo vive esperienze emotive più intense ed ha migliori capacità di comprendere le proprie emozioni. Ciò accade perché concentrarsi sulle sensazioni fisiche pone automaticamente nel qui ed ora. Il corpo è l’unico strumento dell’uomo che vive l’adesso. Essere in presenza inoltre rende curiosi, offre il piacere derivato dalla ricerca, e bypassa il chiacchericcio mentale.
La mente non vive nel presente, ed agisce per step:
- attualizza ossia va alla ricerca di elementi del passato da riproporre come termini di paragone in modo valutativo e perciò duale
- spiega ciò che sta accadendo
- giustifica il nostro sentire.
Perché? Perché si muove sui binari della logica, perché è duale, perché il suo compito è organizzare. Se le concediamo spazi non di sua pertinenza, lei comunque mette in atto i suoi schemi, non è cattiva, è programmata per altri scopi.
La mente deve guidare, fare la lista della spesa, ottimizzare tempi e metodi, preparare la valigia, strutturare un report. Non è capace di trovare contenuti, li può comparare. Non è capace di sentire.
Perciò quando diciamo “lo sento” ora possiamo fare attenzione a fermare la mente prima che intervenga e ci distragga dalla sensazione che stiamo provando.
Se non sappiamo dire dove e come sentiamo un’emozione, una sensazione, una percezione, abbiamo concesso alla testa di agire i suoi tre step e probabilmente siamo già proiettati fuori di noi, alla ricerca di colpevoli, o di vittime. Ciò innesca tensione, malumore, stress.
Perciò vi invito ogni volta che provate un’emozione a non spiegarvi il perché, cadendo nella trappola della mente, ma a chiedervi “Dove la sento?” e “Come si manifesta?”
In questo modo si impara a stare nel corpo, a riconoscere i suoi messaggi, e si può includere piuttosto buttare fuori.
Inoltre prestare attenzione alle sensazioni corporee porta pace e tranquillità. Avete presente quando il conduttore di una visualizzazione vi porta in giro per il vostro corpo ad occhi chiusi, coricati per terra o nella posizione del loto, invitandovi all’ascolto, alla percezione, al riconoscimento dei messaggi corporei? Automaticamente alla fine del viaggio, quando riaprite gli occhi siete calmi, sereni, radicati, presenti.
Si può allenare l’enterocezione?
Sì, ed è importante farlo per facilitare l’intuizione cognitiva derivata dal proprio stato emotivo. Ciò apporterà numerosi benefici come abbiamo detto tra cui:
- Miglioramento della gestione dello stress
- Miglioramento delle abitudini alimentari
- Maggior confidenza con le emozioni
- Miglioramento delle relazioni sociali
- Miglioramento della relazione con se stessi
Come si può allenare l’interocezione?
La mindfulness, l’immersione nella natura, esercizi di respirazione, l’antiginnastica, lo yoga, i bagni di gong, i trattamenti sonori, la mia classe di “liberi di muoversi”, i miei percorsi di benessere composti da colloqui e massaggi possono essere un valido supporto.
Se vuoi posso accompagnarti in questo percorso attraverso l’attività di “Liberi di muoversi” e scoprirai che decodificare i messaggi del corpo ti aiuterà a ritrovare elasticità, equilibrio, armonia, fluidità e presenza.
Foto di Steven Kamenar su Unsplash