Liberi di muoversi: il mio metodo per ritrovare elasticità, flessibilità, equilibrio e fluidità di movimento
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29/02/2024Sentire: sensi, sentimenti e intuizione
Con che cosa senti?
Il verbo sentire e la parola sensazione sono due termini che apparentemente tutti noi conosciamo, ma che purtroppo non esplicitano ciò enunciamo né per noi stessi né per gli altri.
Sai come mai? Perché non sono inequivocabili, anzi lasciano campo aperto all’interpretazione sia da parte del nostro interlocutore, che di noi stessi. Per comodità li accorperò sotto la voce sentire, intendendo sia il verbo che il sostantivo. L’assenza di un significato univoco rende uno scambio apparentemente semplice e che non vuole suscitare suspence, né alludere, né evocare, un terreno di possibili grandi fraintendimenti.
Sentire infatti è un vocabolo contenitore perché ha troppe funzioni per non dover essere ben specificato.
Sentire può indicare un movimento del corpo
- Posso sentire il suono della campanella ==> e lo percepisco con i SENSI: le orecchie e scende in campo l’udito
- Posso sentire l’aria che entra nella bocca e nei polmoni ===> e la percepisco con i SENSI: la bocca, i polmoni, la pelle, la mucosa e scende in campo il tatto
- Posso sentire un brivido lungo la schiena ===> e può indicare il freddo e lo percepisco con i SENSI: la pelle e scende in campo il tatto
- Posso sentire lo stomaco che si contorce e rumoreggia ===> e può indicare mal di stomaco crampi e dolori acuti lo percepisco con i SENSI: e scendono in campo tatto, gusto ed udito
- Posso sentire acidità e/o crampi ===> e può indicare fame e lo percepisco con i SENSI: e scendono in campo udito, tatto e gusto
Sentire puo indicare ciò che si prova verso l’adeguamento alle tradizioni/convenzioni social
- Posso sentire amor di patria, attaccamento alla famiglia, alla società, alla mia città, al lavoro ===> e lo provo, lo rielaboro e lo esprimo attraverso il SENTIMENTO
Sentire può indicare l’accorgersi di una percezione
- Posso sentire un’ energia, un’ atmosfera, una sinergia….. ===> e ciò indica l’accorgersi di un qualcosa che non si vede, perciò rende meno efficaci i sensi e mette in stand-by i sentimenti, permettendo l’entrata in campo un terzo elemento: l’INTUIZIONE
Ecco che il vocabolo sentire è diventato un concetto articolato ed ha acquisito una sorta di struttura ad albero, ricca di tante sfaccettature.
Possiamo andare oltre ed accorgerci che ognuno dei raggruppamenti sopracitati risponde ad alcune domande specifiche:
1) Tutto ciò che fa capo ai SENSI potrebbe rispondere alla domanda:
- “Che cos’è questo….. (brivido, calore, spasmo, calore, …)?” – “Dove lo avverto nel corpo?“
2) Tutto ciò che fa capo ai SENTIMENTI potrebbe rispondere alla domanda:
- “Che cosa provo per… (per la famiglia, la patria…)?”
3) Tutto ciò che fa capo all’INTUIZIONE potrebbe rispondere alla domanda:
- “Che cosa c’è qui che io non vedo?“
Sentire: la mia esperienza
Sono stata una di quelle bimbe definite “sensibili”. Il mondo attorno mi arrivava con un’intensità fortissima e spesso mi feriva. Piangevo tanto e se mi chiedevano perché non lo sapevo o non riuscivo a raccontarlo. Avevo un dolore nel cuore.
Crescendo mi sono costruita uno scudo di protezione, ma non avevo capito che lo scudo non era una soluzione efficiente. Mi teneva il dolore accanto e non lasciava più uscire le lacrime, che scendevano dentro di me anzichè fuori.
Per il resto del mondo stavo meglio, sembravo essere diventata più forte perché avevo smesso di piangere. Invece ero tanto triste ugualmente e piangevo dentro. Semplicemente non esternavo più.
Il corpo che manifesta sempre ciò che proviamo dentro di noi aveva iniziato a ripiegarsi su se stesso. A tredici anni ha dichiarato tutta la sua difficoltà contorcendosi a tal punto da guadagnarsi un busto ortopedico.
Dopo qualche anno il garbuglio di emozioni, sentimenti, sensazioni fisiche e psicologiche … sono scoppiate come un bubbone. Io non le riconoscevo, non sapevo che cosa farmene, dove metterle e cercavo disperatamente di buttarle fuori di me. Come chi scopre una falla nello scafo della barca e servendosi di un piccolo secchiello tenta l’immane impresa.
Non avevo ancora capito che il guazzabuglio faceva capo a delle emozioni che mi sembravano spaventose, indegne, pericolose ma che chiedevano soltanto di essere accolte ed incluse…
Sono stata malissimo, per fortuna, perché ciò ha aperto la via per un nuovo cammino.
Che cosa mi ha aiutata
Dapprima la partecipazione ad un seminario a frequenza settimanale, della durata di un anno, tenuto da Salvatore Brizzi, mi ha aiutata tantissimo ad accorgermi che ciò che credevo essere le mie certezze non lo erano poi così tanto. Addirittura anche quando affermavo di sentire freddo non mi ero mai interrogata su che tipo di freddo. Poteva essere un freddo epidermico, oppure interno, oppure del cuore. Quanto mondo attorno a me che nemmeno prendevo in considerazione!
E se affermavo che mi sentivo in un certo modo emozionalmente, o che sentivo un clima sfavorevole, o, molto amichevole, ero altrettanto confusa. Perché non era importante la risposta che ricevevo dall’esterno, ma ciò che percepivo di me stessa in relazione all’esterno.
E più procedevo nella vita e nel corso di Brizzi più mi accorgevo di essere abitata da tante Carola, ognuna con una personalità differente. Certo ero sempre io ad agire, ma la Carola che parlava al professore, non era la stessa che rispondeva ai genitori, e crescendo la Carola che dava un’informazione ad un cliente non era la stessa che amoreggiava col fidanzato. Viviamo tutti in un condomio l’importante è diventare un buon amministratore.
Poi la scuola di counseling mi ha ricordato lo strumento dell’arte della domanda per geolocalizzarsi. Lo avevano già detto i filosofi che avevo studiato a liceo! Ed io per memorizzarli li avevo suddivisi in base alle loro domande, non alle loro risposte! Perché ciò che apre lo sguardo sulle cose della vita non è la risposta giusta, ma la capacità ed il coraggio di porsi delle domande.
Oltre alla capacità di domandare ho scoperto la bellezza di imparare usare parole inequivocabili, perché la lingua italiana è dotata di tantissime parole che hanno lo scopo di indicare precisamente ciò che si vuole dichiarare. Conoscerle non è soltanto la pratica di un buon livello di Italiano, o uno sfoggio di cultura. Essere precisi nel linguaggio significa che ci si è geolocalizzati, che si riconosce il proprio stato emotivo, psicologico, fisico e lo si riesce ad esprimere a se stessi ed agli altri.
Sarà capitato più o meno a chiunque di ascoltare un’affermazione di questo tipo: “Mi sento un po’ così, sai, quelle giornate un po’ no, sarà lo stress.”
Quante volte abbiamo annuito con vigore pensando di capire perfettamente il contenuto di quella frase, o addirittura di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Ma ciò che permette questa affermazione è soltanto una personale libera interpretazione, legittima, magari poetica, solidale, affettiva, ma potenzialmente distantissima dall’aver compreso lo stato emotivo di chi l’ha pronunciata. E non cambia la sostanza di ciò che ho scritto nemmeno se siamo noi a pronunciarla quella frase. Occorre comunque che ce la interpretiamo indagando su come stiamo.
Cosa ci può tornare utile
Usare parole specifiche e per trovarle occorre porsi delle domade per scoprire COME stiamo. Facendo tanta atenzione a non cadere nella trappola del sentire usato come scudo per non scendere più nel profondo. Stile se lo sento è vero e mi fermo lì.
Nel tempo con l’aiuto di tanti altri ricercatori del benessere, un grazie speciale a Igor Sibaldi, sono arrivata a stilare una serie di domande che mi hanno aiutata a comprendere alcune delle tante sfumature del verbo sentire.
Magari si può sostituirlo con un’ espressione inequivocabile per sé e per gli altri, così la conversazione sarà fluida e non darà adito a fraintendimenti.
Ecco qualche esempio:
Sento freddo –> Dove? Nel corpo? A livello epidermico allora ho la pelle fredda; oppure è un freddo interno e provo dei brivi che mi scuotono dal profondo allora è un freddo interiore?
Sento freddo –> Attorno a me? E’ cambiata la temperatura ed ho le estremità fredde, naso, piedi e mani; oppure l’atmosfera della compagnia con cui sono si è raffreddata? E nel secondo caso sono io ad aver preso le distanze o è successo un evento che ha provocato una reazione? E la mia reazione com’é?
Proviamo ad esprimere in modo più esplicito la frase “sento freddo”:
- Ho la pelle d’oca
- Ho le gambe ghiacciate
- Sono percorsa da brividi di freddo che arrivano da dentro
- L’aria attorno a me si è raffreddata ed ho le estremità fredde
- Quello che è accaduto in compagnia ha provocato delle reazioni ed il clima allegro della compagnia è cambiato ( e non necessariamente ciò è sbagliato, fermiamo il desiderio di schierarci col giusto/sbagliato)
Espresso così il nostro sentire diventa di facile comprensione per noi e per gli altri e soprattutto ci si assume la responsabilità di ciò che si prova e lo si afferma chiaramente.
Inoltre il verbo sentire usato come scudo sotto la cui egida è possibile qualsiasi affermazione corre il rischio di diventare una sorta di verbo impersonale alla stregua di “si deve, è necessario”. Un verbo che sentenzia in nome di una presunta autorità che non si cita, come ho detto all’interno del mio articolo “Le parole trabocchetto: i verbi impersonali“.
Credo sia davvero importante entrare nell’ordine di idee che ciò che si sente è personale, e non è detto che corrisponda a ciò che sente l’altro. Ecco perché nascondersi dietro l’uso ricorrente del verbo sentire non dovrebbe diventare un lasciapassare, un’autorizzazione per esprimersi sugli altri pensando di saperne più di loro su loro stessi.
Cosa posso fare per te
Giocare a scoprire il tuo mondo nascosto, sei molto di più di ciò che credi di essere. Come?
Scoprire, toccare e magari cambiare i confini o i limiti fisici che ti stai dando attraverso la pratica di Liberi di Muoversi.
Affrontare un mini-percorso di counseling per accorgerti di che cosa provi e quali emozioni ti attraversano.
Creare spazio nel corpo rilassandolo con un massaggio a base di oli essenziali.
Scopri il tuo mondo nascosto
Immagine Caspar David Friedrich, Public domain, via Wikimedia Commons