Le tue parole creano la tua realtà
01/01/2025Cosa blocca l’avverarsi dei nostri desideri?
Qualcosa ci impedisce di ottenere ciò che vogliamo. A volte ci sentiamo bloccati, quasi fisicamente, come se non riuscissimo a vivere a pieno la nostra vita, come se ci mancasse qualcosa, come se dei nemici invisibili ce lo impedissero. Sono gli stessi nemici che ci impediscono formulare correttamente i nostri desideri. Come afferma Igor Sibaldi – che ringrazio sentitamente per queste riflessioni – quando esprimiamo i desideri stiamo comunicando all’Universo che esiste qualcosa che in quel momento nella nostra vita non c’è, qualcosa che ci manca.
Desiderare è scegliere di affidarsi all’immaginazione. Desiderare è anche una sorta di sentimento nostalgico, quasi un senso di profonda scontentezza, capace però di condurci altrove, in un posto che ci fa ardere di passione, di speranza e di fede.
Imparare a desiderare ci mette di fronte al nostro mondo interiore. Potremmo desiderare qualcosa fin da bambini, oppure qualcosa che abbiamo scoperto soltanto da adulti, potremmo desiderare qualcosa di nuovo, qualcosa che abbiamo perso, qualcosa che non abbiamo mai avuto: desiderare significa anche mettersi di fronte a ciò che ostacola il desiderio. Guardare quei nemici invisibili che ci bloccano.
Gli ostacoli più comuni al conseguimento dei desideri
Promesse
Le promesse, che siano fatte verso noi stessi o che siano pronunciate verso il mondo esterno, sono un nodo ostativo che si può decidere di sciogliere. Spesso le pronunciamo senza neanche rendercene conto. Ma possiamo ricostruirle osservando ciò che non riusciamo a fare, o i desideri che non riusciamo a soddisfare; spesso queste promesse sono il frutto di un’onda anomala emotiva. Ecco qualche esempio: “Da domani non mangerò più carboidrati” – detto dopo essere salite sulla bilancia dopo un tour enogastronomico.
“E dopo questa sera con te ho chiuso” – detto dopo una litigata con un familiare.
Le promesse possono ostacolare i nostri desideri perché sono un vincolo che ci lega a qualcosa e che bisogna sciogliere: solo dopo saremo liberi/e di desiderare di nuovo i carboidrati o di ri-aprire i rapporti con una persona con la quale ci eravamo ripromessi di interromperli.
Giuramenti
A differenza delle promesse – che nascono su un’onda emotiva – i giuramenti sono enunciati dichiarati, espliciti e limpidi anche nella memoria e che innescano nel dichiarante il senso del dovere a rispettarli. Il giuramento è un impegno preso coscientemente e volontariamente a suggello di qualcosa che si è ritenuto importante. Generalmente capita quando ci sentiamo molto coinvolti e vogliamo fare una dichiarazione solenne. Allora recitiamo una formula magica, un patto – il giuramento – che ci lega alla persona alla quale lo stiamo rivolgendo. Non ci rendiamo conto della portata del rito, ma ricordiamo a lungo e per bene il contenuto del giuramento.
Ecco qualche esempio: “Amico mio, non ti abbandonerò mai, di me ti puoi fidare” – detto dopo aver ricevuto la confidenza di un grande dolore: e se dovesse capitare di trasferirsi dall’altra parte del mondo e perdere i contatti ecco che si vivrebbe l’esito di un giuramento tradito.
“Ti amerò per sempre” : questa è la frase regina dei giuramenti. Un contenuto che riguarda l’amore declinato al presente non sembra vincolante – è solo un’asserzione – ma dichiarato al futuro e con il per sempre diventa un giuramento, ossia un bel vincolo da sciogliere qualora l’amore dovesse finire.
Anche nel giuramento il problema è il vincolo che questo tipo di affermazione genera. Dai giuramenti occorre svincolarsi: se l’intento è vivere il presente stiamo sul momento, facciamo qualunque dichiarazione e diamo la nostra disponibilità per quel momento, senza scomodare il futuro. Ricordiamo sempre che la vita è un eterno presente, perciò qualunque dichiarazione si faccia nel presente sarà importante comunque.
Rancori
Il rancore è rabbia repressa, trattenuta, contenuta, che inizia a imputridire al nostro interno. La sua etimologia lo conferma: dal lat. Rancor-oris, derivato da rancere —> essere rancido. Il rancore ci rende rancidi, ed è ben diverso dal rimorso.
Se provi rancore verso qualcuno guarda bene: sposta madama educazione, il vestito della festa, la buona impressione che vuoi dare di te, e segui il puzzo di rancido. Se qualcuno ti ha fatto arrabbiare ma hai trattenuto l’emozione non importa: puoi prendere quell’episodio e disattivarlo. Scegli tu come farlo, ma fallo. Forse ti capiterà ancora, ma ora sai che se in qualche occasione tratterrai la rabbia, dopo dovrai trovare il tuo modo per sfogarla. L’importante è non conservarla dentro di te. Io credo che proprio quel rancore, che spesso nemmeno ci accorgiamo di provare, sia l’innesco di un sacco di malattie.
Meccanismi di difesa frequenti: la finta bontà e i nascondimenti
La finta bontà si manifesta quando ci ammantiamo di un “velo” che ci protegge dal prendere posizione nella vita. Una sorta di gabbia dorata in cui ci ripariamo per paura di non essere accettati se diversi dagli altri.
Si può uscirne accettando quella paura di sbagliare e quella vigliaccheria che ci hanno fatto così paura da farci rinchiudere in cella da soli.
I nascondimenti si verificano fin da piccoli quando impariamo a celare ciò che non piace alla mamma, al papà, ai nonni, alla baby sitter, alla maestra, mettendo in atto una sorta di camaleontismo sistematico. Questo avviene perché siamo tanto in cerca di affetto, approvazione, amore, rispetto da arrivare a nascondere ciò che non ci piace persino a noi stessi.
Se ne esce accogliendo la vergogna che proviamo di fronte a ciò che di noi stessi omettiamo.
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“Two Women on the Shore” di Edvard Munch, CC0 1.0 UNIVERSAL, via Art Institute of Chicago