Perché provare il massaggio alchemico mio-fasciale?
01/08/2021Ogni strada che percorriamo ci porta al nostro centro
15/10/2021E poi è arrivata la Bioenergetica…
Come ho avuto già modo di raccontare nell’articolo “2019: Nel mezzo del cammin di mia vita…“, il 2019/2020 ha visto prodursi una speciazione simpatrica tra la vecchia Carola e la nuova Carola.
Ma è così facile cambiare strada, per quanto preparati, determinati e desiderosi di farlo? Non proprio.
Nessuna esitazione e nessuna voglia di tornare indietro mi animavano. Inoltre non avevo più quel fastidioso e continuativo mal di schiena, le crisi di emicrania si erano ridotte di uno stupefacente 70%, dormivo sonni tranquilli senza svegliarmi alle tre ogni notte, avevo ripreso a leggere ed avevo scoperto il piacere dell’ascolto del canto degli uccelli al mattino presto.
“Allora cosa c’è ancora che non va?” Mi sorprendevo a chiedermi.
Sentivo che effettivamente c’era ancora qualcosa che mi impediva passi leggeri, respiri ampi e fluidità di movimenti. Non volevo tornare indietro, ma neppure riuscivo ad andare avanti. Mi ero fermata. Era comprensibile. Una sorta di campo base dove ristorarsi dopo la scalata al monte. Ma dopo essermi riposata e rifocillata, continuavo a stare seduta. Non ci ritroviamo in qualche posto per caso, bensì scegliamo di esserci e di starci per il tempo che vogliamo.
Spesso imputiamo al mondo esterno a noi: il destino, la nostra storia famigliare, il karma, il caos, Dio… la responsabilità delle nostre scelte, ma siamo noi a decidere. E’ una nostra scelta anche il non scegliere. Possiamo agire in sinergia con la nostra anima, oppure no, ma noi e solo noi abbiamo il libero arbitrio di farlo oppure no. Io stavo scegliendo il limbo.
“Perché?” Mi è venuto in aiuto un amico che mi ha fatto un’osservazione “il limbo è il posto di chi non crede di meritare il paradiso“. Davvero pensavo di non meritarmi questa nuova vita? Ecco forse credevo di averne diritto, come una sorta di rivendicazione per la fatica fatta in precedenza, ma non di meritarla per le mie qualità intrinseche. Questo schema ben noto si stava ripresentando ed io non me ne ero accorta.
Allora questa era la difficoltà e quindi la possibilità: riconoscere le vecchie abitudini, le vecchie modalità, i vecchi schemi per smettere di reiterarli e non portarli pari pari nella nuova vita.
La mente mi diceva di esserci riuscita, il corpo no. Era lui il mio interlocutore, il mio messaggero: stanco, a tratti teso, in alcuni punti dolorante. E il respiro? Meglio, ma non libero. Finché non mi è arrivato anche un durone sotto la pianta del piede in corrispondenza della zona riflessa dei polmoni. E poi l’irritazione alle emorroidi. Grazie all’antiginnastica di Thèrése Berthèrat avevo già imparato che si scrivono nel corpo, oltre che nella mente, le emozioni, i sentimenti e i pensieri che nascono in noi in risposta a ciò che ci succede per la durata della nostra intera esistenza.
Sovraffaticamento, superlavoro, eventi traumatici, paure, ansia, lasciano segni che non si cancellano facilmente.
E se la mente può difendersi dal dolore allontanandone il ricordo e rimuovendolo, questi segni restano incisi nei muscoli, tendini e organi interni, e continuano a farci male, poiché il corpo, invece, non dimentica. Io avevo dei grandi sospesi che non mi permettevano di respirare e mi mantenevano nel controllo, o meglio nel tentativo di controllare il mondo attorno a me. La testa lo negava, il corpo invece mi invitava a fare una sosta per accorgermene. Potevo sciogliere qualche nodo doloroso che mi ostinavo a tenere come legame col mio passato. Il passato passa quando decidiamo di lasciarcelo alle spalle, e possiamo farlo quando siamo pronti a mollare quella zavorra per assumerci totalmente la responsabilità della nostra vita.
Sono un’operatrice olistica, avevo tanti segnali davanti a me e conoscevo tanti rimedi, così ho scelto di entrarci dentro. E poichè nulla capita per caso mi è stata proposta la Bioenergetica Olistica Integrata da Federico Ghio. Avevo già sentito parlare di Bioenergetica, ma non mi ero soffermata, adesso invece mi chiamava come un dolce canto di sirena.
Ma cos’è la Bioenergetica?
E’ una disciplina teorizzata e praticata da Alexander Lowen, psicoterapeuta e psichiatra statunitense (1910-2008). Paziente e discepolo di Wilhelm Reich è considerato il principale continuatore del suo approccio psicocorporeo.
Alla base della bioenergetica c’è l’assunto che corpo e mente sono funzionalmente identici, ossia ciò che accade nell’uno si riflette nell’altra e viceversa. Perciò Lowen associa il lavoro sul corpo, che definisce in “classi di esercizi”, a quello sulla mente, che fa rientrare nell’ambito della relazione d’aiuto ( psicoterapia o counseling) per accompagnare le persone a risolvere i propri problemi esistenziali e relazionali. Il fine che si prospettava Lowen era di aiutare le persone a realizzare al meglio le proprie capacità di provare piacere e gioia di vivere. Fine ultimo anche della mia visione come operatrice olistica… Dopo aver parlato a lungo con Federico Ghio eccomi approdata alla Bioenergetica Olistica Integrata, una forma di Bioenergetica che non presuppone e non si avvale dell’aspetto psicologico, ambito riservato ai laureati in Psicologia, ma che tocca esclusivamente la sfera emotiva, materia del counseling e quindi di mia competenza.
Cos’è la Bioenergetica Olistica Intergrata?
Traendo le basi da Lowen e dalla sua visione anche questo tipo di approccio si basa sulla consapevolezza che il sovraffaticamento o un evento doloroso specifico creano inconsapevolmente un blocco muscolare che impedisce il normale fluire di energia, sangue e respiro, non solo nell’area interessata, ma in varia misura in tutto l’organismo. L’emozione negativa perciò crea un blocco che si manifesta nell’irrigidimento muscolare di una o più zone del corpo.
Ma che cosa si blocca? L’ENERGIA o meglio il suo fluire.
Tutti i processi vitali, nonchè la vita stessa sono una trasformazione di energia da uno stato all’altro. E’ un po’ come dire vapore o ghiaccio, è sempre acqua solo ha cambiato stato.
Vivere significa introdurre energia attraverso la respirazione e l’alimentazione, elaborarla e trasformarla in azione e movimento. Quale tipo di movimento? Tutti ad esempio camminare, digerire, respirare …… Se sto bene quindi introduco energia e rispondo in modo ottimale alle differenti situazioni che incontro, e quando sto male? Come dice Lowen “processi energetici e vitalità sono connessi, ossia più siamo vivi più energia abbiamo e viceversa in un circolo a crescere in benessere”. Se stiamo male il processo si inverte perciò meno energia abbiamo meno vitalità abbiamo e viceversa in un circolo a crescere in malessere. Prendo ad esempio i bimbi, sono fluidi e spesso diciamo che hanno l’argento vivo addosso ad indicare la loro inarrestabile forza vitale. A loro basta un’oretta di sonno per ricaricare le pile e ricominciare ad esplodere di vita. Come si esprime questa forza? Col movimento. Muoversi, essere flessibili, alzarsi ed abbassarsi in un continuum spaziale senza dolore e paura è sintomo di salute e vitalità. Con l’età diventiamo inevitabilmente e progressivamente meno fluidi a causa dell’invecchiamento fisiologico , ma grazie alla bioenergetica ho scoperto che si può evitare la rigidità causata da conflitti emotivi irrisolti. E questa mi sembra un’ottima prospettiva.
Allora sono andata via via indagando le mie rigidità. La mente che mente per definizione continuava a dirmi che ero bravissima e che non avevo alcun blocco da temere, nemmeno quello della polizia stradale!!! Ma il corpo continuava a parlare… e Lowen pure.
Come mi accorgo dei blocchi?
Se la Bioenergetica parla di blocchi di energia doveva fornire una sorta di mappatura dei segnali di malessere. Se vuoi puoi giocare con me metti una crocetta per ogni segnale che riconosci come un tuo modo di essere.
Segnali a livello del corpo:
- blocco del respiro o suo accorciamento il classico fiato corto, che porta con sè la sensazione di agitazione;
- tensione e contrazione muscolare e per camminare non si usano più i quadricipiti ma sfrutta solamente la catena cinestica posteriore;
- contratture muscolari croniche a livello superficiale spalle, cervicale, mandibole doloranti con cui si convive come se fosse la cosa più naturale del mondo spesso pensando ad un corredo genetico poco fausto;
- contratture muscolari alivello della muscolatura profonda e viscerale quella stipsi ostinata, quella difficoltà a digerire qualunque cosa etc…
Segnali a livello emotivo:
- ansia: ti preoccupa qualunque cosa;
- tristezza: una sorta di velo grigio sul modo;
- sensazione di disconnessione dal resto del mondo;
- voglia di piangere senza motivo;
Voglio aprire una parentesi ed avvertire il lettore che qualora si provino queste emozioni da tempo e la sensazione non sia di malessere, bensì di dolore profondo e ci si senta senza via d’uscita è bene confrontarsi con un esperto che riconosca eventualmente la necessità di un percorso con uno specialista, ad esempio uno psicologo, e solamente dopo sperimentare un percorso emozionale con un counselor. Io infatti, in qualità di counselor, mi riservo di proporre, se lo ritengo prioritario, un invio da un terapeuta prima di intraprendere un percorso di counseling con il cliente.
Da dove si comincia?
“Sì, ma da dove si comincia?” Adesso che ne abbiamo parlato diffusamente la domanda è proprio pertinente.
Possiamo passare dalla mente o dal corpo, è indifferente, grazie a Lowen sappiamo che corpo e mente sono funzionalmente identici. A me stava parlando il corpo perciò ho iniziato proprio dal corpo o meglio dall’ascolto del corpo. Dove si sente rigidità, là c’è un blocco. Ci si ferma e si ascolta il messaggio che porta e si rilascia l’emozione ad esso collegata. Ciò consente sempre maggiore morbidezza, congeda tanti aspetti di noi che credevamo ineluttabili e che invece sono solo frutto di atteggiamenti di difesa, e permette che affiorino tanti aspetti di noi quasi sconosciuti che anelavano ad essere liberati.
Per me ritrovare centratura, riscoprire le estensioni dell’inspiro e dell’espiro, accorgermi di quanto fosse andato perduto del mio rapporto con il terreno è stato un tassello importante per ridefinire nuovi confini con il mio corpo e di conseguenza con la mia emotività.
Esistono tecniche specifiche?
Innanzitutto si impara a stare nell’ascolto del respiro. Si osserva quali organi sono coinvolti durante la respirazione, e si gioca con respiri liberi o guidati.
Poi si pratica il grounding o radicamento, che riporta alla necessità di sentire i piedi ben piantati per terra per essere in contatto con il proprio corpo e la propria realtà.
L’altra posizione basilare è il bend-over, piegati in avanti a ginocchia flesse, si lasciano cadere le braccia e si respira muovendosi come in un dondolio e lasciando la voce libera di uscire. Questo è un esercizio che approfondisce la respirazione e aiuta a rilassare le tensioni della schiena.
Le rigidità si presentano anche a causa dell’abitudine di tenere le ginocchia serrate. Le ginocchia sono gli ammortizzatori del corpo e se le teniamo bloccate non permettiamo lo scarico nel terreno dello stress accumulato.
Importantissimo è l’ascolto della vibrazione degli organi, delle corde vocali, dei muscoli, della voce, della pelle (ad esempio piccoli brividi di caldo o freddo) che si sperimento durante esercizi corporei, perché esse indicano lo sciogliersi della tensione sia fisica che emotiva. Perciò via libera anche ai vocalizzi, alle espressioni vocali, al rilascio della voce ed alla conseguente vibrazione delle corde vocali. Le corde si trovano fisologicamente nella parte anteriore del collo e fanno idealmente da ponte tra la testa, e perciò i pensieri, e la gabbia toracica, e perciò il cuore. E’ interessante notare come anche in questa disciplina si cerchi l’unione di cielo e terra attraverso la respirazione ed il grounding.
Ultimo, ma non ultimo
Ogni tecnica che ho praticato e conosciuto durante il percorso della mia vita mi ha permesso di frenare il giudizio a favore dell’ascolto. L’ascolto che diventa ascolto attivo quando si è consapevoli di praticarlo è la chiave d’accesso al proprio mondo interiore sia dell’Antiginnastica, che del Counseling, che dei rimedi del Br. Bach, che di tutte le tecniche di massaggio che pratico, che della Bioenergetica Olistica Integrata.
Un ascolto curioso ed aperto verso tutte le difficoltà che si incontrano permette di aprire anche le porte chiuse a doppia mandata del nostro mondo interiore. Accorgersi di avere delle resistenze non bastava per stare meglio e vederle dissolversi. Invece riconoscerle e dar loro un nome permette di vedersi dal di fuori e perciò in quel momento di far valere la regola del “se lo sai non lo sei“.
Allora potremo vedere via via quali maschere si stanno indossando per proteggerci dal turbamento. Perché sotto ogni maschera c’è un bambino sofferente che sta proteggendo una ferita e che non conosce altro modo per non soffrire.
Possiamo andare oltre la cura del sintomo con l’approccio olistico, permettendoci di contattare la causa.
Questo ci permetterà davvero di alleviare le nostre sofferenze, sia nel corpo che nell’anima.
Il regalo inaspettato
L’ideatore e docente di questo corso di Bioenergetica Olistica Integrata, il Dott. Federico Ghio, mi ha invitato come docente per ciò che concerne la parte del counseling.
Sono già pronte le slides!
“Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità”
Alexander Lowen
Ringrazio:
Federico Ghio docente del corso di Bioenergetica Olistica Integrata
Lorenzo Coppi www.armoniaduale.com
www.praticabioenergetica.it per gli spunti di riflessione“
Se ho stimolato la tua curiosità contattami per saperne di più.
Foto di Lavi Perchik su Unsplash