Dalla teoria dello Yin/Yang allo Yin Yoga
11/11/2024La pratica dello Yin Yoga: usare una posizione per entrare nel corpo e non il corpo per entrare in una posizione
Dopo aver visto in questo articolo dedicato la differenza tra Yin e Yoga, possiamo concentrarci sulla pratica dello Yin Yoga.
Tenendo conto che la sollecitazione di un tessuto yin ha bisogno di movimenti yin, tutto sta nell’intenzione che si mette durante la pratica.
Si possono individuare quattro tipi di intenzione:
– per rimuovere i blocchi
– per ottimizzare i benefici fisiologici
– per ottimizzare i benefici emotivi
– per aumentare il flusso di energia
Quando praticare lo Yin Yoga
- quando i muscoli sono freddi per non sottrarre le sollecitazioni ai tessuti yin
- la mattina presto, appena svegli quando i muscoli sono freddi
- la sera prima di coricarsi, per calmare la mente prima di dormire e togliere eccesso yang della giornata
- prima di una pratica yang, prima che i muscoli si scaldino e per preparare tendini e legamenti ed articolazioni affinché siano più libere
- in primavera ed estate per bilanciare lo yang del tempo caldo
- quando si è molto attivi, quando si ha un periodo frenetico, quando il ritmo di vita è molto alto, per bilanciare lo yang in eccesso
- dopo un lungo viaggio, viaggiare è molto yang
- durante il ciclo mestruale per conservare le energie
Nota:
Al mattino appena svegli i muscoli possono essere duri ed indolenziti. Ciò accade perché nella notte i dischi intervertebrali si gonfiano e ciò sottopone a maggior sforzo legamenti e fascia. Nella mezz’ora dopo esserci svegliati sarebbe opportuno non praticare alcun tipo di attività, né yin né yang. Dopo una trentina di minuti, dopo aver svuotato intestino e vescica, dopo essersi lavati per rimuovere i residui della notte allora è ottimale praticare attività yin, perché i muscoli sono ancora freddi e non ostacolano la sollecitazione che va direttamente ai tessuti yin.
Quando NON fare una pratica yin
- se si è trascorso già tanto tempo in situazione yin
- per i bambini piccoli che sono yin di natura, se invece hanno bisogno di rilassare, calmare, abbassare il livello yang allora ben venga anche una pratica yin
- se hai problemi di salute gravi che vietano ogni tipo di attività
- non mettere profuami o coloni etc.. perchè è importante respirare consapevolmente e non nè bene inalare in profondità quei prodotti anche se naturali
- a stomaco pieno, meglio praticare a stomaco vuoto o con pasti non abbondanti da smaltire
- se sei troppo stanco/a
- se hai cerchi metallici attorno al corpo. Infatti essi distorcono il flusso di energia elettromagnetica che è una forma di chi
- indossa abiti ampi e comodi
- elimina le distrazioni telefono, animale domestico, radio, tv
- evita le correnti d’aria o gli spifferi
Approccio estetico vs. approccio funzionale
Lo yin yoga non pone enfasi sulla posizione. Le asana sono strumenti non il fine della pratica. L’intenzione dello yin yoga è generare un effetto sul corpo, non essere perfetti ed eleganti nella pratica. Ossia è un’attività funzionale.
Lo yoga funzionale si avvale della determinazione della zona obiettivo, ossia l’individuazione di una precisa zona del corpo su cui si voglia porre l’attenzione e generare una solleciazione fisica. La zona obiettivo può essere un muscolo particolare, un’articolazione, un gruppo di tessuti fasciali, una regione del corpo, un organo interno. Ogni asana permette l’individuazione di una zona obiettivo.
Cosa fare per avere un approccio funzionale
- individuare la zona obiettivo di ogni asana
- ascoltare che cosa accade a te durante la pratica nella zona obiettivo di ciascuna asana
- modificare la posizione per sentire l’effetto desiderato, accogliere che ognuno possa essere diverso e che si sentano delle zone altre da quelle identificate sollecitate dalla pratica
Prima di entrare nell’immobilità aggiustarsi nella posizione fino a raggiungere il limite sul quale entrare in stasi. L’aggiustamento può essere anche un ritornare leggermente indietro rispetto alla posizione acquisita. A volte alleggerire la posizione, non portarla al suo massimo può portare cedevolezza.
I 3 tattva della pratica yin yoga
Tattva è una parola che indica la natura principale, le fondamenta di ogni cosa. I 3 tattva dello yin yoga sono:
- entrare nelle asana con intensità appropriata
- acquisire l’immobilità
- mantenere l’immobilità nella posizione
1. Entrare nell’asana con intensità appropriata
Giocare col limite. Non cercare di superarlo, non sforzarsi di oltrepassarlo. Raggiungerlo per restare nel limite e viverlo nella sua pienezza.
2. Acquisire l’immobilità
Una volta trovato il limite ci si assesta nella posizione. Aspettiamo senza muoverci. La mente può cercare di distrarci, il corpo può invitarci a muoverci, restiamo lì. Solo se si sente dolore nel corpo ci si può muovere ed aggiustare la posizione, spesso tornando un pochino indietro si spegne il dolore. Senza allontanarsi eccessivamente la esso lì si può restare immobili. Un altro motivo per cui ci si può muovere è quando il corpo si apre e ci invita ad andare più in profondità. Perché significa che il nostro limite si è spostato.
Esistono 3 tipi di immobilità:
- Del corpo —> come una montagna maestosa.
L’immobilità nel corpo significa che i muscoli non sono attivi. Solo mantenendo i muscoli fermi si può trasferire l’effetto dell’allungamento profondo alle articolazioni. Perchè quando ci muove i muscoli richiedono energia, che viene ottenuta dal respiro. Perciò muovendoci influiamo sul respiro. Con l’immobilità si calma anche il respiro - Del respiro —> come un tranquillo lago di montagna.
Durante la pratica occorre osservare la respirazione e portarla ad essere calma, regolare, uniforme, lenta e non forzata. Si potrebbe resporare in modo ujjayi. La respirazione ujjayi si ottiene restringendo leggermente la parte posteriore della gola, come quando si soffia per appannare gli occhiali da pulire. Con le labbra chiuse si produce un suono, come ahhh, sia inspirando che espirando. Il suono ricorda il vento fra gli alberi oppure le onde sulla spiaggia. Il tempo del respiro si allunga e talvolta può venire spontaneo fare una pausa tra l’inspiro e l’espiro. - Della mente —> come il blu profondo del cielo.
Per calmare la mente occorre passare dal respiro. Mente e respiro si muovono insieme, se la mente è agitata il respiro si accorcia, se si quieta il respiro anche la mente rallenta come un gioco.
“Per calmare la mente il respiro deve essere calmo. Per calmare il respiro il corpo deve essere immobile. Una volta realizzate queste condizioni si può entrare nella consapevolezza.”
3. Mantenere la posizione nell’immobilità
Quando si arriva al limite, ciascuno il proprio, senza andare oltre, semplicemente accorgendosi di esserci arrivati, ci si ferma nell’immobilità e si mantiene la posizione. Nell’immobilità si cerca di decontrarre il corpo. Come? Respirando ed arrendendosi, allora ci si accorgerà che il corpo si rilasserà, quasi come se stesse avvenendo una magia. Ed ogni giorno il limite sarà diverso. A volte stupirà quanto si è stati capaci di sciogliersi, a volte invece sembrerà di essere molto tesi o rigidi anche se si pratica da parecchio tempo. Il corpo infatti risente del nostro stato emotivo, di salute, di affaticamento, di umore …
Insomma lo yin yoga sarà anche la cartina di tornasole per accorgersi di come si sta e nel contempo lo strumento per consentirci di entrare in relazione con ciò che ci fa star male.
L’articolo prende ispirazione da:
La guida completa allo yin yoga – Filosofia e pratica, di Bernie Clark, edizioni Macro
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Foto di Syaibatul Hamdi da Pixabay