Le emozioni: breve viaggio attraverso questo magico mondo (parte 1)
07/09/2020Corso sui Fiori di Bach presso Accademia Archè
08/02/2021Le emozioni: breve viaggio attraverso questo magico mondo (parte 2)
Con la prima parte dell’articolo che potete leggere qui abbiamo scavato a fondo dell’etimologia della parola Emozione, anche attraverso la sua storia, e individuato dove risiedono le emozioni e come funzionano; arriviamo finalmente a capire come riconoscerle per viverle al meglio.
Come entrare in confidenza con le emozioni
Per poter vivere con consapevolezza, non tanto le emozioni, che sono una risposta automatica del nostro cervello ad un evento che si ritiene pericoloso per la sopravvivenza, ma per poter vivere la risultanza della connessione emozione/ragione teniamo a mente tre strategie non vincenti. Abitualmente li chiamiamo errori, ma facendo coì finiamo col ritenere sempre sbagliato il contenuto di queste parole, che invece in altri casi possono tornaci utili. Non è di per sé la parola a sbagliata ma l’uso che se ne fa. Possiamo anche definire queste tre strategie “tentate soluzioni”. Questo modo sottolinea l’aspetto dell’azione che comunque viene compiuta, e che spesso non ci rendiamo conto di mettere in opera.
Noi andiamo spontaneamente verso il ripristino dell’equilibrio, come cercassimo la soluzione di un problema: spesso sono solo “tentate soluzioni”. Quando ci accorgiamo di metterle in atto, allora possiamo trovarne di nuove ed efficaci, ma prima bisogna accorgersene.
Eccole le tentate soluzioni:
- negazione: negare di provare paura di qualcosa e poi crollare quando ne siamo in presenza
- evitamento: smettere di fare qualcosa per timore di riprovare quella emozione
- sfida: mettersi alla prova sottovalutando la difficoltà emotiva rinforza la difficoltà stessa se i passi non sono ben equilibrati.
Riconoscere e vivere l’emozione
Vista l’importanza delle emozioni nella vita quotidiana e visto che ne proviamo tantissime e senza preavviso per la mente razionale, sulla quale facciamo molto affidamento nella nostra epoca, possiamo famigliarizzare con esse. Saperle riconoscere e perciò avere un vocabolario ampio ed inclusivo, permette di conoscersi sempre più a fondo. Questo potrebbe sembrare per qualcuno un ulteriore carico, quasi un lavoro, ma non sapersi relazionare con qualcosa che ci accade comunque, crea una zona d’ombra, un terreno inesplorato nel nostro mondo interiore che restringe i nostri confini, il nostro raggio d’azione, le nostre possibilità nella vita. C’è un flusso di energia alla comparsa di un’emozione. L’energia che non entra in risonanza con l’onda emozionale che dal dentro porta l’emozione alla superficie se collide anziché accompagnarla fuori di noi ne tratterrà una parte che si tradurrà in ferita emotiva.
Comodo e scomodo: la qualità della nostra esistenza
Facciamo un esempio: posso avere anche un QI altissimo e risolvere con la logica la maggior parte delle esigenze della mia vita legate ad essa, ma se non esploro anche la parte emotiva la mia vita sarà monca e scomoda. Se mio figlio è un genio della matematica ma non ha amici, ha paura di tutto, ha la fobia degli spostamenti e del contatto umano, potrà essere comodo, nella sua vita?
Mi piace usare la parola scomodo e comodo perché permette di capire bene la differenza della qualità dell’esistenza.
Posso guardate la tv o leggere un libro anche seduta su una scomoda sedia di legno, ma se lo faccio accolta da una poltrona morbida e sostenente, che mi dia il giusto assetto al corpo e permetta ai miei piedi di stare in scarico ne uscirò più felice, avrò fatto meno sforzo, avrò risparmiato tutte le energie che invece avrei adoperato per preservare la mia persona sulla sedia scomoda? Io credo di sì. Perciò io promuovo senza dubbio il concetto di comodità.
Riuscire a vivere le emozioni senza entrare in negazione delle medesime per opera del nostro giudice interiore, che fa capo alla regione, permette di sperimentare anche l’intelligenza emotiva senza entrare nel paradigma o/o, bensì allargando il nostro campo di possibilità per aprirci al paradigma e/e. Appare evidente l’importanza delle possibilità che ci offre l’idea di inclusione. Non si tratta di escludere una delle due possibilità ragione o emozione, ma di servirsi ora dell’una ora dell’altra in base a quella che ci serve in quel momento.
Per convivere con le emozioni occorre viverle: l’esempio del vigile del fuoco
Un altro esempio: Il vigile del fuoco NON smette di avere paura del fuoco. È allenato a riconoscere la paura del fuoco. Prova l’emozione della paura, disattivando il sistema corticale, cioè è immerso nel sistema limbico. Ricevuto questo segnale il suo cervello corticale si riattiva per trovare delle soluzioni con la ragione, lui evita le tentate soluzioni ed applica le soluzioni vincenti che conosce e che vivendo spesso l’esperienza accumula di volta in volta.
La soluzione non è non provare più l’emozione sgradevole, di fronte alla quale non siamo capaci di elaborare risposte che ci facciano stare comodi, ma rinforzare il dialogo tra emisfero dx e sx.
Io aggiungo che se non sai dare un nome alle emozioni, non sai di averle provate, esse rimarranno nel tuo mondo interiore come una zona di buio, della quale al massimo potrai avere indifferenza se non paura. Non guardare una porzione di spazio interiore limita l’ampiezza del nostro sguardo non lo spazio stesso. È una improbabile ma istintiva forma di difesa, stile “se non lo vedo non esiste”. In realtà quello che c’è con cui non vogliamo relazionarci e ci fa paura continua ad esserci e può riemergere cogliendoci costantemente impreparati a trovargli un posto nella nostra vita.
Per convivere con le emozioni occorre viverle.
Quante sono le emozioni?
Le emozioni sono tante. Le testimonianze nel corso della storia a seconda del contesto del periodo storico o del luogo fisico che si analizza ha visto suddivisioni differenti. Cartesio ne individuava 6 fondamentali: meraviglia, amore, odio, desiderio, gioia e tristezza.
Ad oggi l’elenco delle emozioni “fondamentali” proposto dagli psicologi evolutivi è questa:
disgusto, paura, sorpresa, rabbia, felicità, tristezza.
Sono tutte qui? No di certo!
A questo proposito vi suggerisco un libro “L’atlante delle emozioni umane” di Tiffany Watt Smith che si diverte a raccontarci 156 emozioni e ci invita a scoprire se le abbiamo vissute. Il suo sotto-testo è “156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai”.
Vuoi scoprire le tue emozioni? Chiamami o scrivimi, e troveremo il metodo giusto per te!
Foto di Vasundhara Srinivas su Unsplash