Le parole trabocchetto: le parole contenitore
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Le parole possono essere termini concreti, ossia indicare cose che vengono percepite tramite i cinque sensi. Ad esempio mela indica un frutto che può essere assaggiato, odorato, toccato e visto.
Oppure possono essere termini astratti, ed indicare qualcosa che non può essere percepito tramite i cinque sensi. Ad esempio onestà è un nome che indica uno stato d’animo che non può essere visto né sentito né odorato né toccato né ascoltato. Noi possiamo riconoscere atti di onestà, ma non vedremo “l’onestà” perché non ha un volto, una voce, non può essere toccata, annusata o mangiata.
Infatti si usano spesso le figure retoriche rispetto ai termini astratti per introdurre un elemento comparativo che li specifichi meglio o li descriva nel dettaglio.
Ad esempio: l’onestà sarà bianca come la neve e non nera come la pece.
La pratica del linguaggio
Fin qui siamo tutti d’accordo. Ma che cosa succede nella pratica del linguaggio?
Parole di uso comune come amicizia, amore, lealtà, onestà rimbalzano di bocca in bocca, senza venire specificate ed in tal modo vengono a dar luogo a fraintendimenti enormi.
Perché? Perché ognuno mette dentro questa parola il proprio significato, che corrisponde all’azione che soddisfa il suo bisogno, e non è detto che corrisponda a quello del suo interlocutore.
Provate a prendere un foglio e scrivete la definizione per voi di amicizia. Poche righe, non un poema. Ecco un esempio:
“L’amicizia è l’espressione della lealtà, del rispetto, dell’onestà che si esprime tra cuori che risuonano nella stessa vibrazione”.
Sembra chiaro? È condivisibile? Vi riconoscete? Ora vado a spiegare la differenza tra l’esprimersi con termini concreti rispetto al farlo con termini astratti.
Avete iniziato con “L’amicizia è…” oppure “Per me l’amicizia è…“. Sembra una banalità, invece pone subito una grande differenza tra chi crede che ci possa essere una definizione univoca di un vocabolo astratto e chi invece si accinge a descrivere la sua versione della parola. Quanti vocaboli astratti rientrano nella vostra descrizione? Provate a cancellarli tirando sopra una riga e rileggete il breve testo per scoprire che cosa sia rimasto. Poco? Ha ancora un senso o vengono a mancare soggetti e/o complementi oggetti? Purtroppo se non ci esponiamo esprimendo che cosa vorremmo, così da permettere all’altro di saperlo, andremo incontro a delusioni.
Per sapere che cosa significa l’amicizia per noi proviamo a chiederci che cosa ci aspettiamo da un amico e che cosa proprio non vorremmo che facesse. Stando attenti a mettere nero su bianco delle azioni concrete e non delle parole astratte. Se mi aspetto che un amico mi telefoni 1 volta al giorno per manifestarmi la sua attenzione e cura, ma l’altro ritiene cura ed attenzione farlo 1 volta ogni tre/quattro giorni. Ecco che entrambi potrebbero definire “l’amicizia cura ed attenzione per l’altro” sorridendosi compiaciuti e pensando di essersi proprio capiti. Ma dopo due mesi non avendo esplicitato concretamente quale bisogno ed in che modo volevano che fosse soddisfatto dall’amico, ecco nascere il malcontento e le accuse reciproche. L’uno affermando “Mi sento trascurato dalla sua latitanza, altro che cura e attenzione“. L’altro invece dicendo “Attenzione cura però non sono un continuo assillo e invasione del mio territorio senza sosta“.
Chiarire a noi stessi per primi che cosa significhino concretamente alcune parole astratte che delineano concetti, aspetti della vita che vorremmo vivere esperienzialmente, come l’amore e l’amicizia, è fondamentale.
Altrimenti potremmo trovarci a dire “Vorrei un uomo che si occupasse delle faccende domestiche burocratiche e che avesse tanto senso pratico per bilanciarne la mia totale assenza. Magari anche puntuale e preciso“. Perciò stiamo disegnando un certo tipo di individuo, se lo troviamo e ci affianchiamo a lui non possiamo aspettarci poi dalla stessa persona voli pindarici, frequenti colpi di testa, ed il caos di uno spirito pazzerello.
Desideri e bisogni
Accorgerci di che cosa mettiamo concretamente dentro la definizione di una vocabolo astratto permette di accorgerci dei nostri desideri e di non confonderli con i bisogni.
Posso accorgermi di avere un bisogno che non sto soddisfacendo in quel momento, a cui posso ovviare io in prima persona, oppure cercare un amico che mi faccia anche da segretario, senza necessariamente sceglierlo anche come fidanzato.
Oppure posso accorgermi che un amico pazzerello basta , ma dell’uomo che sta al mio fianco apprezzo altri requisiti. Questi sono esempi pour jouer, non esiste una tabella da compilare. Possiamo però sfrondare i rami secchi dei nostri pensieri perché non diventino aride realtà. Faremo scelte più in linea con i nostri desideri.
Riconoscere come ci si parla permette di guardarsi, di vedersi nella propria vera essenza e di familiarizzare con se stessi. E scoprire che alcuni aspetti a noi vanno bene pur essendo poco graditi dalla società ci restituisce una grande libertà.
Se vuoi approfondire questo argomento, leggi anche l’articolo sulle parole trabocchetto e le parole contenitore.