Le parole trabocchetto: termini astratti e termini concreti
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06/06/2022Le parole trabocchetto: verbi impersonali
Nella nostra epoca imperano le forme impersonali mentre si parla, a discapito dell’esplicitazione chiara di un soggetto. Abitualmente, senza nemmeno rendercene conto pronunciamo frasi come “Si deve rispettare la legge“. Questa frase apparentemente chiarissima pone subito tre grandi quesiti:
Chi deve rispettare la legge? Chi lo chiede? Perché?
Ovvio che in questo caso non ci siano grandi fraintendimenti. Ma come potrebbe essere espressa questa frase per essere inequivocabile? Lo stato italiano ha delle leggi che i suoi cittadini sono tenuti a rispettare, pena una ammenda o una condanna carceraria. Con questa frase si apre all’individuo la consapevolezza di sé medesimo di fronte allo stato alla legge ed alla eventuale pena.
La modalità impersonale dà origine a molte espressioni come “Si deve arrivare in orario“, “Si deve ascoltare i genitori“, “Occorre giudizio nella vita“, “È bene essere onesti“, “Si deve andare in chiesa almeno la domenica“.
Quanto mettono in gioco di noi veramente questi modi di dire? Pochissimo!
Sono frasi che non hanno il soggetto, ossia un responsabile che si fa promotore dell’affermazione.
Sono espressioni che si fanno portavoce di una tradizione, di un comandamento, di una regola, di un dettame… e che non spiegano il loro contenuto. Come dei mantra, ripetuti nel tempo, perpetrano un modo di vedere le cose senza spiegarle e consentono a chi le usa di non interrogarsi della sua effettiva posizione rispetto all’affermazione stessa.
Molti verbi impersonali sono ripetuti senza che ce ne accorgiamo e diventano dettami di moda, regole sociali, norme di comportamento rispetto alle quali ci si adegua senza chiedersi se ci corrispondano per davvero.
Ad esempio si sente dire delle donne in menopausa “Dopo una certa età bisogna tagliarsi i capelli“. Perché? I capelli corti corrispondono alla tua idea di femminilità over 50? Oppure è un luogo comune.
Il luogo comune
Adeguarsi al luogo comune appiattisce la nostra vera natura in favore di una personalità adeguata al contesto sociale dei “si deve, è opportuno“. Così facendo si smette di esternare che cosa si vuole, e si finisce con non sentirlo neppure più quel moto, quella spinta, quel desiderio.
Davvero vogliamo tutti la stessa pettinatura, la stessa, maglia, la stessa musica, la stessa pietanza? Non credo.
L’uso dei verbi impersonali delega ad un potere più forte e consolidato l’onere della scelta. E noi smettiamo di provare quella forma di sottile disagio o turbamento che implica il mettersi in gioco per scoprire che cosa ci piace. Inoltre è bene osservare che la parola piacere deriva dal latino “libet = ciò che piace”, e dalla stessa radice deriva la parola libertà.
Perciò accorgersi e di ciò che ci piace e ricercarlo ci permette di diventare liberi. Se guardiamo la pubblicità o i titoli dei giornali gli slogan usati sono omologanti e del tutto indifferenti a ciò che piace al singolo, piuttosto pensano alla massa, al gruppo.
Faccio un esempio il campione di una determinata disciplina che ha vinto l’oro, verrà definito “Lui o Lei, uno di noi“. Oppure l’amaro di turno reciterà “per la gente che conta“… Ecco che queste espressioni ed i verbi impersonali diventano un mezzo privilegiato di comunicazione e ci allontanano sempre di più dalla conoscenza di noi stessi.
I modi di dire impersonali
Quali sono i modi di dire impersonali, che ci invitano ad un’idea di comportamento giusto o sbagliato e perciò ci fanno sentire giusti o sbagliati, che ci intrappolano? Lavorare con me invita a interrogarsi sulla propria posizione rispetto alle espressioni impersonali che vincolano. Si può iniziare col prestare attenzione a quelle che usiamo più frequentemente. Spesso questa operazione non si riesce ad effettuarla da soli. Avere un professionista che aiuta e sostiene è di grande importanza perché accelera i tempi.
Inoltre, permette di non prendere scorciatoie e così tirar dritto di fronte a ciò che non si riesce o non si ha la forza di vedere e trasformare da soli. Abbandonando queste espressioni ed esplicitando soggetti ed oggetti ci restituiamo la responsabilità di essere d’accordo, di prendere le distanze, di dissentire o sostenere la veridicità di assunti che altrimenti piantiamo come semini nei nostri pensieri e che saranno destinati a diventare azioni nella nostra realtà quotidiana, senza che ce ne rendiamo conto.
Un percorso di benessere serve per far entrare aria pulita in casa nostra a volte c’è bisogno di una coccola, di un massaggio, altre invece dell’ascolto empatico di un professionista.
Se vuoi approfondire questo argomento, leggi anche l’articolo sulle parole trabocchetto e le parole contenitore e su termini astratti e termini concreti.