Riflessologia: cosa sapere per conoscerla meglio
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19/07/2022Riflessologia: la mia visione secondo l’Ologramma Cosmico
Come ci sono arrivati sul piede i punti riflessi di tutto il corpo?
Prenderò in esame nello specifico la Riflessologia Plantare.
Prendiamo il corpo umano nella sua interezza così come lo vediamo. Se immaginiamo la proiezione della sua struttura anziché su tre dimensioni, soltanto su due, e precisamente sui piedi ecco apparirci la proiezione di tutte sue componenti organiche.
Nell’immagine sottostante ho cercato proprio un’immagine che rendesse evidente come avvenga tale processo. Se pensiamo al mondo ecco che ci appare subito in mente la sfera terrestre, se la proiettiamo bidimensionalmente su lastra ecco che cosa appare.
Analogamente possiamo immaginare che accada la stessa cosa per ciò che concerne l’uomo ed i suoi organi interni proiettati bidimensionalmente sui piedi.
La domanda che sorge spontanea è perché farlo? Innanzitutto così facendo possiamo riscontrare l’assoluta veridicità della corrispondenza dei punti riflessi della MTC con i punti risultanti dalla proiezione del corpo dell’uomo sui piedi.
Inoltre come ci insegna la teoria dell’ologramma cosmico della fisica quantistica noi siamo dentro una realtà olografica o frattalica.
Che cosa è un frattale?
Un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetia interna, che sembra una parola difficile, ma in realtà significa “capace di ripetersi nella sua forma allo stesso modo su scale diverse“.
Dunque se si ingrandisse, con un opportuno fattore di scala, una porzione comunque piccola di un oggetto, si manifesterebbero caratteristiche strutturali identiche a quelle dell’oggetto non ingrandito. Per intenderci, la più piccola porzione presa in esame è identica alla struttura nel suo complesso.
Ma l’uomo entra in contatto con strutture frattaliche?
Sì, i frattali sono incredibilmente diffusi in natura: i fulmini, i fiocchi di neve, le foglie e i rami di moltissime piante presentano una struttura che si auto replica all’infinito su scala sempre più piccola. L’esempio più evidente e suggestivo è il broccolo romanesco.
Non soltanto la sua natura frattale è estremamente ben definita, ma ricalca anche la successione numerica più famosa della storia, quella nota col nome del matematico pisano Fibonacci. La sequenza di Fibonacci è una successione numerica in cui ogni numero è la somma dei due precedenti, ed inizia così: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55. Tale sequenza ha una rappresentazione grafica ben specifica, detta spirale di Fibonacci o spirale aurea. È la spirale in cui il fattore di accrescimento assume il valore della sezione aurea.
Si tratta di una forma estremamente riconoscibile, culturalmente legata ai concetti di armonia e replicabilità della natura, che possiamo individuare per esempio sul guscio delle conchiglie del tipo Nautilus, nel fuco delle api, nella disposizione dei pistilli sulle corolle dei fiori, e ovviamente nel broccolo romano. Ecco una figura che rende subito evidente agli occhi questa particolarità sopra descritta.
Cos’è un ologramma?
Abbiamo detto che l’uomo è immerso in una realtà olografica o frattalica. Proviamo ora a descrivere il concetto di ologramma.
Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser. La luce laser è luce coerente, ossia viaggia con la stessa lunghezza d’onda, la stressa velocità, la stessa direzione, la stessa ampiezza d’onda.
Per creare un ologramma l’oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure che però se viene illuminato da un altro raggio laser, fa apparire il soggetto originale proiettato su schermo in 3D.
La tridimensionalità di tali immagini non è l’unica caratteristica interessante degli ologrammi. Infatti se l’ologramma di una mela ad esempio viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, e per farlo c’è sempre bisogno di uno schermo su cui proiettare l’esito della lastra 3D, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora l’intera immagine della mela. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine. Per semplificare potremmo dire che l’ologramma ossia la pellicola, la lastra fotografica, contiene la versione frattalica di ciò che abbiamo immerso nella luce laser come descritto precedentemente. Ma potremmo anche esprimere il concetto in modo differente e dire che:
“Un frattale contiene nella sua più piccola porzione l’informazione del suo tutto”
Ecco un’immagine che funge da supporto per meglio comprendere il meccanismo.
Possiamo applicare il concetto di frattale al corpo umano?
Qual è l’elemento del corpo umano che nella sua più piccola parte contiene l’informazione del suo tutto? Cioè qual è quella porzione di corpo umano che è dotato di omotetia interna, ossia quella porzione di corpo che si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse? Il DNA.
Nel nucleo di ogni cellula del corpo umano c’è il DNA che contiene le informazioni di tutto il sistema corpo.
Infatti tra una cellula del fegato ed una della pelle, per quanto siano diverse, non cambia altro se non che si sono attivate per svolgere una precisa e differente funzione. A questo punto sorge spontaneo chiedersi come si possa arrivare al DNA senza intervenire meccanicamente su di esso.
Come si raggiunge il DNA?
Potrebbe apparire banale, ma occorre chiedere al corpo. Il corpo risponderà soltanto se saremo consapevoli della domanda che gli andremo a porre.
Facciamo un esempio. Se voglio essere efficace sul punto del fegato devo conoscere dove è ubicato sul piede, a che cosa serve fisicamente suddetto organo e qual è la sua corrispondenza emotiva. Allora il corpo si affiderà. Altrimenti il trattamento resterà a livello fisico della pianta del piede e perderà la possibilità di agire sull’organo bersaglio e sulla sfera emotiva ad esso connessa.
La nostra consapevolezza non può prescindere dalla conoscenza, allora la nostra intenzione sarà coperente, come il raggio laser che viene proiettato sull’oggetto da fotografare e sulla pellicola olografica, e ci permetterà di rivolgerci al DNA ed ottenere una risposta.
Qual è la parte del corpo che possiamo sentire sotto le mani a metterci in contatto col DNA?
Il Sistema Fasciale. La fascia è tessuto connettivo che ha funzioni diversificate e specifiche assieme. Crea una sorta di rete che avvolge ed attraversa tutto il corpo: organi, muscoli, tendini, apparati. La comparsa di sintomi crea “irritazione” della fascia, che, se trascurata, diventa “Infiammazione” ed il corpo ce lo indicherà attraverso sintomi che vanno dal leggero disagio, al dolore persistente. Il sistema connettivo nella sua parte finale è collegato al DNA delle cellule secondo questo processo di collegamento:
fasce dei muscoli —>
con la fascia superficiale-media e profonda —>
membrana extracellulare —>
con le strutture proteiche collegate al citoscheletro —>
nucleo —> DNA.
Come si sposta l’informazione che invia l’operatore e la relativa risposta del corpo?
Abbiamo visto nell’articolo precedente la teoria dei recettori nervosi secondo la quale la tecnica della digito pressione di specifici punti detti riflessogeni.
I punti riflessi sono dei recettori che captano un segnale dall’esterno, che si definisce stimolo. Il recettore del piede prende il nome di meccano recettore e permette di sentire variazioni di pressione. Ecco come funziona la digito pressione.
Da qui possiamo immaginare il dipartirsi dei nervi come delle strade che arrivano fino al sistema nervoso centrale, nello specifico al midollo spinale. Quindi il meccano recettore porta l’informazione ricevuta dall’esterno, ossia la pressione su porzione del piede, al S.N.C. dove viene elaborata molto velocemente una risposta. A questo punto un altro recettore di risposta ripercorre un nervo che parte dal midollo spinale, fino all’organo bersaglio recando la nuova informazione. Insomma possiamo immaginarci dei recettori di botta e risposta che corrono lungo le strade nervose portando informazioni.
Secondo la mia visione, essendo la fascia un elemento costituito da cellule ed essendo in comunicazione con tutto il corpo, come una sorta di rete che collega ogni porzione del corpo, nel momento in cui viene apportato lo stimolo della digito pressione e si invia un segnale per il principio dell’entaglement quantistico tutto il corpo riceve l’informazione.
“Entaglement” significa letteralmente “groviglio”, ma anche “relazione” o meglio “correlazione”. In base a esso, lo stato quantico di ogni costituente del sistema dipende istantaneamente dallo stato degli altri costituenti.
Tale legame si mantiene anche quando le particelle sono a distanze molto grandi, e ha conseguenze sorprendenti e non intuitive, sperimentalmente verificate.
Pensiamo alla nota affermazione che l’osservatore modifica il sistema. Ecco come il sistema corpo si informatizza istantaneamente. L’uso che il corpo fa dell’informazione è specifico e mirato alla sopravvivenza e/o buon funzionamento dello stesso. L’informazione arriverà diretta all’organo identificato dal laser e senza dispersione o confusione a patto che l’intenzione sia coerenze come detto prima.
Conclusioni
Per quanto concerne l’ologramma si possono identificare tre pilastri fondamentali:
- Laser
- Pellicola Olografica
- Schermo
Quali corrispondenze hanno i tre pilastri nel corpo umano?
- Laser —> Intenzione
- Pellicola Olografica —> DNA tramite sistema fasciale
- Schermo della tecnica —> Risultato sul corpo dopo l’esecuzione della tecnica
Ho conosciuto la fascia quando ho appreso il Massaggio Alchemico Mio-Fasciale. Grazie al corso di M.I.R.O. ho compreso in modo approfondito che cosa sia il tessuto connettivo, quanto il corpo sia nella sua totalità collegato dalla fascia in modo tensegrale, ed alcuni test di funzionalità.
Con questo metodo posso chiedere direttamente al corpo del cliente se le tecniche di cui intendo avvalermi siano effettivamente utili nello specifico caso oppure no. Se non sono indispensabili posso così scegliere applicarne altre che ho nel mio bagaglio.
Infatti non è detto che a tutti vada bene lo stesso protocollo. E chi meglio del corpo del cliente può dirmelo? È una verifica utilissima, che inserisco, assieme all’uso dell’intenzione per essere più efficace e specifica nei miei trattamenti. Non cambia nulla nella ricezione del massaggio e non richiede da parte del cliente alcuna implicazione diretta/attiva, né alcuno sforzo. È un elemento a mia disposizione in più che può rendere il mio operato più specifico e mirato come abbiamo visto, ma anche più personalizzato.
E per un operatore olistico, che costruisce il suo metodo lavorativo sulla persona, sapere di avere più tecniche che si richiamano l’un l’altra e che sono compenetrabili è importantissimo; inoltre poter contare su dei test che permettono di chiedere al corpo del cliente una conferma, permette di bypassare la mente razionale che è legata giustamente al desiderio della scomparsa del sintomo, ma nella quasi totalità dei casi lo scambia per l’essenza della sofferenza perché NON riconosce la causa primaria.
Un sentito ringraziamento al Dott. Federico Ghio ed alla mia insegnante di riflessologia plantare Cristina Giliberto.